
Presentato come film di apertura al Festival di Roma del 2011 e prima ancora al Festival di Toronto, l’ultima pellicola di Luc Besson, che pure pecca un po’ nel senso della agiografia, è comunque un toccante tributo ad una figura politica asiatica tanto fondamentale quanto poco conosciuta: la dissidente birmana e premio Nobel Aung San Suu Kyi.,Il racconto ripercorre una decina di anni di cronaca, dal ritorno di San Suu Kyi nel paese natale per la malattia della madre, al suo coinvolgimento nel movimento per la democrazia, una scelta che finisce per condannarla all’isolamento dal mondo quando il regime che opprime il paese la mette agli arresti domiciliari.