Cineforum anno della fede. Cineteatro Magnago.
- SdC Magnago
- 6 mag 2013
- Tempo di lettura: 6 min
In occasione dell’anno della fede, la Cei propone la proiezione di film che mettono in scena la fede e la dimensione spirituale della vita.
in particolare l’ufficio diocesano per le comunicazioni socialidella nostra diocesi raccomanda la proiezione del film “Il cammino per Santiago“, diretto dal regista Emilio Estevez.
Di seguito il programma in sintesi delle proiezioni previste nei prossimi venerdì di maggio.
Il cammino per Santiago.
Venerdì 10 maggio 2013 ore 21:00
Un uomo si mette sulle tracce del figlio morto mentre faceva il Cammino per Santiago di Compostela.
Era dai tempi de La Via Lattea di Buñuel che un regista non approfittava del Camino de Santiago per farci un film: il merito questa volta va a Emilio Estevez, che usa proprio il padre (la star americana Martin Sheen che, tra l’altro, è figlio di un galiziano) come protagonista di un triste pellegrinaggio: il suo personaggio, Tom, è un medico americano benestante che viene a sapere che il figlio Daniel, con cui i rapporti erano ridotti al minimo, è morto sulla via che porta a Compostela. Non essendo un uomo religioso (neanche sapeva dell’esistenza della località spagnola) e accortosi di non conoscere le motivazioni che avevano spinto il figlio, decide di terminare quel che Daniel aveva iniziato, nella speranza di capire e accettare una morte per lui straziante. Con uno zaino in spalla che contiene anche l’urna con le ceneri del figlio, si mette in cammino per percorrere i 700 e passa chilometri che lo separano dalla cattedrale di Santiago. Nonostante il suo carattere burbero e asociale, intorno a lui si catalizza un gruppetto di bizzarri viandanti dalle motivazioni più disparate e lontane da ogni tipo di religiosità: chi vuole smettere di fumare, chi dimagrire, chi scrivere un libro. Il viaggio è lungo, come il tempo passato insieme, anche se ognuno sa che in fondo cammina da solo. Incontri, fatiche e qualche disavventura ammorbidiranno il carattere di Tom e il suo rapporto con i suoi casuali compagni di strada. Poco alla volta e non senza fatica, ogni personaggio sarà portato a rivelare il motivo profondo del proprio camminare, una richiesta che vorrebbero fosse udita, anche se non sanno da chi. Ma sotto la volta della chiesa e sulle rive dell’Oceano, dove le ceneri verranno infine disperse, il tempo passato camminando acquisterà per tutti un significato più profondo e più vero. Non è un capolavoro, il film di Estevez, e alcune scelte sono fin troppo schematiche: la diversità dei caratteri, molti dialoghi, incontri e situazioni che suonano un po’ aneddotici come la festa con gli zingari, musiche fin troppo “pop”, la recitazione di attori che non vanno molto in profondità, a parte il grande Martin Sheen. Anche le continue apparizioni del figlio morto non possono sorprendere chi ha visto tanti film sull’elaborazione del lutto. Ma Il cammino per Santiago è comunque un buon film che con semplicità descrive persone confuse che si trovano – quasi loro malgrado – a contatto con un Mistero più grande delle loro fatiche. Come la scena della pietra consegnata ai piedi di una Croce, “per far pendere la bilancia a favore delle mie buone azioni”. O la commozione che prende questi improvvisati e improbabili pellegrini una volta entrati in Cattedrale. Beppe Musicco. Fonte: sentieridelcinema.it
L’amore inatteso.
Venerdì 17 maggio 2013 ore 21:00
Sabato 18 maggio 2013 ore 21:00
Lunedì 20 maggio 2013 ore 21:00
Su invito di un insegnante del figlio, Antoine si reca a una serie di incontri di catechesi per adulti e a sorpresa rimane affascinato dall’incontro con Dio…
Ispirandosi alla storia vera della conversione del marito Thierry Bizot (raccontata in Francia da un bestseller il cui titolo suona più o meno “cattolico anonimo”) la regista francese Anne Giafferi (che invece credente non è) descrive con semplicità, realismo e un tocco di commedia la storia di un incontro a sorpresa, quello di Antoine, un uomo apparentemente realizzato e senza dubbi, con Gesù Cristo. Antoine è un avvocato quarantenne con una bella famiglia e la sua riscoperta del cristianesimo avviene un po’ casualmente dopo un colloquio con l’insegnante di suo figlio che, intuendo un conflitto interiore che neppure lui sa confessarsi, lo indirizza a una catechesi per adulti. Antoine ci va inizialmente per buona educazione, ma pieno di scetticismo e pregiudizi. E in effetti a parte il prete intelligente e gentile che inizia gli incontri chiedendo a tutti “Chi vuole essere amato?”, la varia umanità che frequenta gli appuntamenti non sembra molto diversa, per l’appunto, da quella degli alcolisti anonimi: c’è quella che a messa si annoia e a cui stanno sull’anima i preti pedofili e le scarpe di seta del Papa, quello che sta studiando filosofia e si prende appunto, i veterani e i timidi… Qualcosa, però, ha preso a muoversi nel cuore di Antoine e a poco a poco quei due incontri settimanali, tenuti nascosti per pudore o vergogna, diventano il fulcro di un cambiamento che investe tutti i suoi rapporti. A partire da quello difficile con il padre rigido e anaffettivo e il fratello minore (il “figliol prodigo” sempre preferito), a quello faticoso con il figlio adolescente, ma anche la relazione con la moglie, che a un certo punto, insospettita dalle assenze, addirittura inizia a sospettare un tradimento. “Hai incontrato qualcuno a quelle riunioni?” gli chiede turbata. E Antoine, attraverso quelle facce inadeguate e magari anche un po’ imbarazzanti, ha davvero incontrato qualcuno, Gesù. Un “amore inaspettato”, che scombina le carte e le idee preconcette della sua cerchia di amici, ma anche un ritorno a casa che fa riscoprire ad Antoine la sua fede di bambino. Si può forse rimproverare al film della Giaffuri un’indulgenza al sentimentalismo, l’incontro con Dio significa soprattutto emozione e per quanto permetta ad Antoine di iniziare un percorso di perdono e riconciliazione con il suo passato e il suo presente familiare, alla fine del corso sembra potersi tradurre solamente nel buon proposito di una messa domenicale. Tenendo conto, però, della provenienza del protagonista (l’ambiente intellettuale borghese splendidamente e ironicamente descritto dalla regista, probabilmente proprio di prima mano) ci sembra dirompente, e a tratti anche toccante l’effetto di questo “outing” della fede, che spiazza e scuote una laicità autocompiaciuta (che belle le scene in cui il protagonista si trova, disarmato, faccia a faccia con l’immagine di Gesù) e piena di pregiudizi e può essere davvero l’inizio di una vita nuova. Laura Cotta Ramosino. Fonte: sentieridelcinema.it
L’ultima cima.
Venerdì 24 maggio ore 21:00
Sabato 25 maggio ore 21:00
Domenica 26 maggio ore 21:00
Martedì 28 maggio ore 21:00
Un film racconta la storia di Don Pablo Domínguez, sacerdote madrileno che amava scalare le montagne
Don Pablo Domínguez, sacerdote madrileno, aveva due grandi amori: la Chiesa e la montagna. Avvicinarsi alle vette più alte lo faceva sentire più vicino a Dio. Durante una delle sue scalate, nel 2009, perse la vita in un incidente. Ma il ricordo della sua preziosa e incessante opera sacerdotale è rimasto nel cuore di tante persone che lo hanno amato e stimato.
Don Pablo, filosofo e teologo della Facoltà di Teologia di San Damaso a Madrid, è morto all’età di 42 anni mentre scendeva dal Moncayo. Era l’ultima cima spagnola, di oltre 2000 metri, che gli mancava. Ai suoi funerali hanno partecipato più di 3000 persone e una ventina di Vescovi. Il film offre l’immagine di un uomo allegro, umile e generoso. Mostra il segno profondo che può lasciare un sacerdote nelle persone che incontra. Un sacerdote disponibile che assiste la gente, la ascolta, la confessa, predica la verità senza paura, con umorismo e intelligenza. La regia del film è di Juan Manuel Cotelo. Il documentario mostra, fra l’altro, la testimonianza del Cardinale Cañizares, che scelse Don Pablo come docente alla San Damaso, del Vescovo Demetrio Fernández di Córdoba, suo amico e il primo a sapere della sua morte, e dell’Arcivescovo di Oviedo, Jesús Sanz, allora Vescovo di Jaca e Huesca, che fece spesso visita al sacerdote scalatore. Attraverso le immagini della montagna, il film riflette sulla grandezza del sacro, del sacerdozio, del sacrificio e della morte. Inizia con umorismo e provocazione, e man mano che la morte si avvicina diventa più elevato nello stile e nel contenuto. Il grande successo nelle sale di questa pellicola è stato preceduto da un insolito boom su Internet. Nelle tre settimane precedenti l’uscita al cinema, il trailer è stato visto più di 200.000 volte. Nella sezione “Ho conosciuto Pablo” ci sono centinaia di commenti di gente che lo ricorda con grande affetto.
Fonte: regnumchristi.org
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